Le guerre non solo colpiscono fisicamente e psicologicamente chi le subisce in prima persona ma estendono anche i loro fili invisibili fino a migliaia di chilometri di distanza,

Le guerre non solo colpiscono fisicamente e psicologicamente chi le subisce in prima persona ma estendono anche i loro fili invisibili fino a migliaia di chilometri di distanza, influenzando le nostre vite, anche dalla comodità delle nostre case.
Anche se non siamo fisicamente presenti in zone di guerra, infatti, la frequente esposizione a notizie ed eventi legati al conflitto può avere un impatto significativo sulla nostra salute mentale. Un fenomeno psicologico legato a questa esperienza può essere l’impotenza appresa.
Quando ci troviamo di fronte ad una situazione spaventosa, il nostro corpo ha una risposta automatica e naturale per proteggerci e prepararci a ciò che percepiamo come una minaccia. Questa risposta è mediata dal sistema nervoso autonomo ed è nota come risposta di "attacco o fuga".
In termini generali, questa risposta è caratterizzata da tre possibili reazioni: attacco, fuga o paralisi. Queste risposte sono influenzate da diversi fattori tra cui:
- le nostre esperienze passate
- le nostre capacità fisiche e mentali
- il contesto e la natura della minaccia percepita.
L’attacco è una risposta aggressiva alla paura. In questa situazione, la persona si sente minacciata e decide di affrontare la situazione o l’oggetto della paura. Questa reazione può essere influenzata dal bisogno di proteggere se stessi o gli altri, così come da un impulso a controllare o dominare la situazione temuta.
La fuga implica il fuggire dalla situazione o dall'oggetto della paura. Questa risposta è un modo per evitare il pericolo percepito e cercare sicurezza. La fuga può manifestarsi sia cercando di prendere le distanze fisicamente dalla situazione, sia a livello mentale, evitando di pensarci o disconnettendosi emotivamente.
Il congelamento (freezing) è un’altra risposta comune alla paura. In questa situazione, la persona viene sopraffatta dalla paura e si immobilizza.
A volte questa reazione può essere temporanea, tuttavia, è anche possibile che duri più a lungo in determinate occasioni, impedendo alla persona di intraprendere qualsiasi azione.
L'impotenza appresa è un concetto psicologico che si riferisce all’incapacità di reagire che deriva dalla convinzione di una persona di non avere alcun controllo sulle situazioni in cui si trova (locus of control esterno), indipendentemente dagli sforzi che può fare per cambiarle.
Nel contesto specifico di cui stiamo parlando, l'impotenza appresa può essere messa in relazione all'incapacità della persona di difendersi dalla violenza e dall’aggressività delle immagini di guerra e al sentire di non avere il potere di proteggersi o di cambiare la situazione.
Le persone che sperimentano l’impotenza appresa imparano che, indipendentemente dalla loro risposta, le persone coinvolte non possono sfuggire alla terribile realtà della guerra.
Per questo possono sviluppare un atteggiamento di rassegnazione e mancanza di iniziativa, che può portare ad una ridotta partecipazione e a una resistenza attiva all’ingiustizia. Possono provare un sentimento di impotenza e disperazione, credendo che qualsiasi azione intrapresa sarà inutile o addirittura dannosa.
Oggi, con diversi conflitti in corso nel mondo, riceviamo diverse e numerose testimonianze attraverso i media e i social media.
Siamo esposti a notizie e contenuti che mostrano le conseguenze devastanti che il conflitto ha sulla vita delle persone, dalle perdite umane alla distruzione di case o intere città.
Come ci racconta la cronaca, non sempre è possibile per la popolazione civile fuggire e cercare rifugio durante i conflitti armati, per cui gli sfollati e i rifugiati potrebbero ritrovarsi intrappolati in zone di combattimento attivo, dove la loro sicurezza è in costante pericolo.
Le vie di fuga possono essere bloccate o sorvegliate, limitando la loro capacità di trovare sicurezza e proteggersi dalle aggressioni. Tutto questo, senza tenere conto della mancata accessibilità alle risorse primarie come cibo, acqua pulita, assistenza medica e alloggio.
L'esposizione costante a immagini e notizie di guerra come queste, può generare in chi le osserva un sentimento di impotenza e disperazione.
Così, è possibile sentirsi sopraffatti e sperimentare uno stato di rassegnazione e apatia senza avere vissuto in prima persona gli effetti del conflitto armato.
E’ comunque possibile tutelare la nostra salute psicologica adottando alcune misure.
A livello individuale, possiamo limitare la nostra esposizione a notizie ed eventi legati al conflitto: questo può aiutarci a gestire meglio la nostra ansia e lo stress. È anche importante cercare un sostegno, qualcuno con cui possiamo esprimerci in modo libero, per esempio cercando un aiuto professionale, qualora fosse necessario.
È molto importante prenderci cura della nostra salute mentale e sviluppare strategie di coping per proteggerci dagli effetti negativi della guerra sulla nostra vita quotidiana. Ciò non significa che smetteremo di essere empatici o sconsiderati nei confronti di chi soffre. Dobbiamo essere consapevoli della nostra vulnerabilità, della dimensione degli eventi che stiamo vivendo e non sentirci in colpa per aver voluto prenderci cura di noi stessi.
Dott.ssa Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta
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