STESSI ERRORI = STESSI RISULTATI

Coazione a ripetere: perché si commettono sempre gli stessi errori?

 

La psicoanalisi sviluppa il concetto di coazione a ripetere a partire da Freud che si è interrogato sulle modalità in cui l’uomo ricerca le sue fonti di piacere. Egli scoprì che per quanto riguarda l’essere umano, la ricerca del piacere non funziona in maniera così lineare e univoca.

 

Ogni psicoanalista, infatti, sa che molti pazienti portano in psicoterapia la propria tendenza a ripetere o rivivere esperienze, o scene, dolorose o traumatiche. Ciò accade nella propria vita quotidiana e anche nei sogni.

 

Coazione significa che talvolta siamo obbligati, forzati dalle nostre dinamiche interiori e da una spinta poco governabile, a compiere certe azioni o a mettere in atto determinati schemi.

 

Questo perché il nostro mondo interno tende all’economia e all’omeostasi: è infatti meno dispendioso riprodurre determinati schemi appresi, anche se sono indesiderati o conflittuali.

 

L’omeostasi è più forte della spinta al cambiamento, anche quando quest’ultimo è talvolta ardentemente desiderato e auspicabile.

In tale processo, le vie neuronali percorse più e più volte, diventano come vere e proprie autostrade, rendendo difficile scegliere di iniziare a percorrere il sentiero di campagna secondario per mettere in atto un cambiamento.

 

Le esperienze ripetute che abbiamo fatto, anche quelle negative, diventano un territorio di cui conosciamo molto bene le mappe: di conseguenza, in questi territori, ci muoviamo con maggiore disinvoltura utilizzando degli automatismi, anche qualora siano poco costruttivi.

Diventa più difficile e dispendioso quindi esplorare luoghi sconosciuti perché, anche se potremmo trovare panorami più piacevoli e positivi in questi nuovi contesti, l’esplorazione potrebbe suscitare un po’ di paura rispetto a ciò che non conosciamo.

 

Possiamo vedere alcuni esempi di come si può manifestare la coazione a ripetere all’interno del vissuto soggettivo delle persone.

Una bambina svalutata potrà diventare una donna tradita e non valorizzata, rimanendo invischiata in relazioni che regolarmente disconfermano il suo amore e il suo valore: se la convinzione interna è quella di essere una persona che non merita rispetto, tenderà a ricercare rapporti in cui essere screditata, replicando così la catena della svalutazione.

 

Una bambina costantemente in allerta a causa dei problemi di alcolismo della madre, potrà incontrare un partner con lo stesso tipo di problematica.

Una persona abituata a rincorrere l’attenzione di mamma e papà, potrà incontrare partner anaffettivi e sfuggenti.

Nella coazione a ripetere si attua un vero e proprio autosabotaggio e l'aspetto drammatico di tutto ciò è che, in realtà, le persone desiderano ardentemente di vivere una storia che abbia un finale diverso ovvero desiderano trovare chi davvero le possa apprezzare.

 

Come superare la nostra spinta a commettere ripetutamente gli stessi errori?

Per rispondere a questa domanda è opportuno fare alcune considerazioni.

 

Le esperienze negative non elaborate sono sempre attive “in background”, una sorta di pilota automatico che porta a comportarci secondo modalità controproducenti che non desideriamo.Il fatto che abbiamo un ruolo attivo ed una responsabilità in ciò che ci accade è un fattore positivo in quanto significa che non siamo in balia degli eventi ma che possiamo fare qualcosa per mettere in atto un cambiamento.

 

La coazione a ripetere è, però, un meccanismo inconscio quindi ecco perché spesso è necessario l’aiuto professionale di uno psicoterapeuta competente.

All’interno della relazione terapeutica (che rappresenta un’esperienza emozionale correttiva) sarà possibile essere aiutati a comprendere qual è la tipologia di schema che si sta ripetendo e ad apprendere un modello diverso, interpretando e decifrando ciò che è stato rimosso.

 

Ciò consentirà a rielaborare completamente gli eventi negativi o traumatici della propria vita, per arrivare ad una risoluzione adattiva, liberandosi da schemi relazionali anacronistici e fonte di disagio.

 

Dr. Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta