Il ruolo del padre nello sviluppo psicologico della donna
Il padre è una figura di riferimento fondamentale per la donna durante il suo sviluppo, dall’infanzia alla vita adulta.
Dopo un fase simbiotica con la madre la bambina rivolge al papà le proprie attenzioni in quel periodo definito da Freud come periodo della triangolazione edipica. Il padre quindi è il terzo, quello che mette una distanza con la madre e che rappresenta l’altro da sé.
Dal punto di vista psicologico la sua figura rappresenta il sostrato psichico su cui si formerà l’Animus della donna, il suo maschile interno ma anche il prototipo del maschile fuori di sé.
In genere gli uomini di cui una donna si innamora avranno a che fare con tale maschile. Si dice allora che la donna proietta il proprio Animus negli uomini della sua vita o, ancora meglio, che si innamora di coloro che hanno delle caratteristiche specifiche legate al suo Animus.
Quando il padre è assente o è una figura troppo rigida od anche una presenza troppo invadente si possono creare delle situazioni psicologiche conseguenti nella psiche femminile.
Padre assente o svalutante
Un padre assente o svalutante può creare una scarsa stima nella donna che avrà difficoltà ad essere autonoma e capace di affrontare la vita con determinazione: si può parlare in questo caso di un complesso paterno negativo nella donna.
La donna, perciò, potrebbe strutturarsi come dipendente e passiva, non riuscendo ad emanciparsi dalla figura paterna.
Un altra possibilità di reagire ad un padre inadeguato è quello di diventare una donna che costruisce la propria identità proprio in relazione a quel padre rigido o all’idea di lui lasciando, però, in disparte la possibilità di valorizzare il proprio femminile.
In entrambi i casi la mancanza di un maschile sano come riferimento provoca delle problematiche a livello psicologico e di conseguenza delle difficoltà a relazionarsi nella vita sia con sé stesse che con gli altri.
Padre troppo presente Quando il rapporto del padre con la figlia si presenta particolarmente buono si può parlare di un complesso paterno positivo. Se tale complesso non è, però, bilanciato da una figura materna positiva e se la coppia genitoriale ha al suo interno degli sbilanciamenti, la figlia finisce per sostituirsi nella sua fantasia inconscia alla madre nel rapporto con il padre. Per la donna ci saranno, in questo caso, delle difficoltà poiché essa non sarà in grado di autonomizzarsi a livello psicologico dalla figura paterna e correrà il rischio di svolgere il “ruolo di fidanzata” del padre per tutta la vita.
In tutti i casi citati sarà necessario per la donna effettuare un percorso di crescita e conoscenza di sé per riuscire ad autonomizzarsi dalla figura del padre e per sviluppare un’energia maschile positiva che le permetta di avere stima di sé e di valorizzare la propria energia femminile.
L’archetipo del padre così come quello della madre ha in sé sia aspetti negativi che positivi e un lavoro analitico può essere utile a ritrovare nella psiche quelle potenzialità che talvolta le figure di riferimento della vita non sono stati in grado di dare. Tale percorso può permettere alla donna di riappropriarsi della possibilità di vivere pienamente la sua femminilità ed il rapporto con se stessa ed il partner.
Dott.ssa Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta