la sindrome degli antenati

Pubblicato il 30 marzo 2024 alle ore 12:44

Ogni individuo è frutto della storia dei propri genitori, dei propri avi e del tessuto relazionale e comportamentale che da generazione a generazione si tramanda in modo potente e silenzioso. 

 

‍Questo concetto, già espresso ed evidenziato da Freud e Jung come psiche collettiva ed inconscio collettivo, viene definito dalla psicologa Anne Ancelin Schutzenberger sindrome degli antenati. L’autrice ne parla affermando che 

“La vita di ciascuno di noi è un romanzo. Voi, me, noi tutti viviamo prigionieri di una ragnatela di cui siamo anche gli artefici. Siamo piccoli anelli di una catena molto lunga e possente, difficile da spezzare, soprattutto se non si è consapevoli di essere solo una parte in gioco di legami che durano da secoli e, in qualche modo, continuano ad influire nella nostra vita di oggi”.

Legami lontani che arrivano fino al presente

Ognuno di noi vive la sua quotidianità relazionandosi con il mondo circostante, mettendo in atto comportamenti ed esercitando scelte che non sono solo dettate dal nostro temperamento ma anche inconsciamente da ciò che abbiamo appreso, fin dai primissimi anni di vita, dai nostri caregiver e dalle nostre figure di riferimento. 

Queste ultime, a loro volta, sono ciò che sono diventate grazie alla loro storia ed alle figure salienti che hanno seminato dentro di loro ciò che è stato appreso dagli antenati. Si traccia così un albero genealogico in cui vengono tramandate inconsciamente:

  • caratteristiche
  • comportamenti
  • modalità relazionali
  • valori e aspettative 

di padre in figlio, di generazione in generazione.

Come influenza la nostra vita il transgenerazionale?

Il passato della nostra famiglia e le relazioni all’interno di essa che l’hanno caratterizzata, incidono sui nostri comportamenti e sulle nostre scelte. Questo bagaglio familiare può influenzare la nostra vita relazionale (come quella di coppia o quella genitoriale) e la nostra vita lavorativa. 

Il passato può condizionare:

  • la scelta del partner
    • l’essere genitore
  • il lavoro

La scelta del partner‍

Il partner che verrà più comunemente scelto avrà alcune caratteristiche riconducibili alla figura di riferimento avuta. Riattiverà nell’individuo quel modello relazionale già visto e conosciuto  che in qualche modo permetterà al soggetto di sentirsi a casa ed all’interno della sua comfort zone anche se questa non sempre è funzionale per l’individuo stesso. 

Di frequente, nel lavoro clinico, i pazienti si chiedono: "Perché reagisco così di fronte a questa situazione quando forse potrei reagire meno istintivamente e con meno rabbia?”. La domanda che guida il lavoro con il paziente è: “Dove ti riporta ciò che hai sentito in questa dinamica?”. 

Probabilmente il soggetto si troverà nuovamente coinvolto in dinamiche che vanno a riattivare un vissuto arcaico con modalità che hanno visto coinvolto inconsciamente il suo bambino interiore in un teatro del trigenerazionale.

L’essere genitori‍

Diventare genitori è un momento di cruciale importanza per l’adulto che si accinge a creare una propria famiglia. Si mettono in gioco tante componenti che si intrecciano: 

  • ciò che ci è stato insegnato dai nostri genitori
  • il bagaglio di valori passato da generazione a generazione
  • le modalità apprese nel prendersi cura dell’altro
  • l’essere in grado, in modo sano, di mettersi in ascolto dei bisogni di un figlio per renderlo in futuro un adulto sicuro e sereno. 

La genitorialità rappresenta, perciò, una grande opportunità di crescere come individui, perché si ritorna all’interno della relazione duale genitore-figlio, anche se con un altro ruolo. In questa dualità spesso i genitori possono sentirsi costretti in modelli di interazione disfunzionali e ripetitivi spesso opposti a modelli di cura e amore che avrebbero desiderato per sé stessi e per i propri figli.

Il lavoro e la nostra modalità di affrontarlo

Un altro ambito relazionale in cui un adulto si trova è quello lavorativo. Anche qui si intrecciano relazioni tra individui che hanno una loro storia e un loro passato. 

Le aspettative e desideri rispetto ad una eventuale carriera e ad un possibile successo, possono ad esempio derivare dal desiderio di indipendenza e riscatto tramandato da generazioni in generazioni. Ciò che può osteggiare una buona riuscita o una serena vita lavorativa può essere:

  • bassa autostima
  • incapacità di gestire nuove situazioni stressanti
  • insicurezza rispetto alle proprie capacità
  • senso di inadeguatezza.

Tutti questi sentimenti possono essere determinati sia dal temperamento personale, che dal contesto in cui l’individuo è cresciuto, fornendogli o meno gli strumenti per muoversi nel mondo in sicurezza. Anche questi aspetti possono essere riconducibili ad un bagaglio con cui hanno viaggiato i propri antenati nel passaggio da una generazione all’altra.

È possibile interrompere la catena invisibile  che si tramanda di generazione in generazione col lavoro clinico. 

Nel lavoro clinico si ripercorre con il paziente la sua storia. Secondo alcuni approcci come ad esempio quello sistemico relazionale si può decidere di rappresentare il proprio genogramma ripercorrendo le relazioni e le modalità relazionali degli antenati fino ad arrivare alla storia presente del paziente. 

Attraverso questo viaggio trigenerazionale si può aiutare il paziente a mettersi in contatto con i suoi più profondi bisogni, differenziati dai bisogni familiari. Con questo tipo di lavoro, l’individuo potrà interrompere la catena invisibile che si tramanda a livello trigenerazionale ed affacciarsi al futuro in modo più sereno.

 

Dott.ssa Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta

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