Nella cultura in cui viviamo non è così semplice ed immediato esprimere un desiderio e dare voce ai propri bisogni.
Alla radice di questa difficoltà
Nella cultura in cui viviamo non è così semplice ed immediato esprimere un desiderio e dare voce ai propri bisogni.
Alla radice di questa difficoltà sembrerebbero esservi dei pregiudizi, delle restrizioni che incatenano l’uomo e lo assoggettano alla vergogna ed al senso di colpa, con il risultato di bloccarlo nell’espressione libera ed autentica delle proprie esigenze.
Quando un’amica ti chiede di accompagnarla al centro commerciale ma tu quel giorno vuoi prenderti del tempo per te per rilassarti, potresti dirle: “Mi dispiace ma oggi ho proprio bisogno di stare un po’ da sola”.
In questo esempio la persona si dà il permesso di esprimere i propri bisogni, tuttavia a volte questo può essere davvero complicato, ci si potrebbe percepire bloccati nella propria espressione di sé con il risultato, apparentemente più immediato e semplice, di accondiscendere alla volontà di altrui ma di iniziare a coltivare dentro di sé frustrazione, insoddisfazione, malessere.
I motivi per cui vi può essere questa forte difficoltà ad esprimere ciò che si sente, si prova, si pensa sono tanti e l’origine di tale modus operandi è da ricercare nella storia specifica di ogni persona. Vi sono tuttavia dei preconcetti culturali e sociali da cui pare che molti di noi vengano ampiamente influenzati.
In primo luogo, nella nostra società sembra più presente che mai la convinzione che non è opportuno chiedere agli altri carezze o riconoscimenti anche se sono da noi desiderati.
Ciò significa che nonostante si abbia un desiderio nei confronti di un Altro significativo, come ad esempio il bisogno di ricevere un abbraccio, un ascolto empatico, un momento di vicinanza, sembra non sia consentito né chiederlo né esplicitarlo.
Altre volte, ad esempio, capita nelle relazioni di coppia di vivere nell’idea che il partner legga nel proprio pensiero, che intuitivamente e magicamente capisca il bisogno dell’altro di quello specifico momento: “Lui/lei deve sapere quello di cui io ho bisogno adesso, senza che io abbia bisogno di dire niente”.
Questo meccanismo può essere molto pericoloso in quanto, se tale bisogno non viene indovinato o intuitivamente colto, quello che né deriva sarà frustrazione e sensazione di non essere compresi dal partner.
Risulta, perciò, fondamentale invertire la prospettiva, in modo da potere riappropriarsi del proprio diritto e della responsabilità di comunicare un proprio bisogno.
Lasciare, infatti, che sia l’Altro a capire quello di cui si ha bisogno, senza che venga esplicitato alcunché, in qualche modo rappresenta un tentativo di deresponsabilizzarsi della propria capacità di esprimersi e delegare tutta la responsabilità e potere all’altro.
Un altro deterrente che può frenare nell’espressione di sé è il pensiero di offendere, deludere, non assecondare l’Altro. La paura di poter ferire o di contrastare l’altro con un pensiero od un desiderio diverso può condurre alla decisione di reprimere ciò che si ha dentro e di adattarsi, di diventare compiacenti al fine di evitare conflitti, per una serenità apparente.
In questi casi si attribuisce un valore inferiore al proprio bisogno, a fronte del bisogno altrui che invece viene considerato prioritario, superiore. Il rischio di questa dinamica tuttavia è quello di percepire inappagamento, insoddisfazione e vedere gradualmente sbiadire la propria personalità.
È vitale ricordarsi che ognuno ha il diritto di esprimersi, senza per questo provare senso di colpa o vergogna, perché così facendo si attribuisce valore e rilevanza alla propria persona, alle proprie esigenze ed alla propria vita, rendendo la relazione più autentica e genuina.
Dr. Raffaella Pantini psicologa e psicoterapeuta
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